Scopri le tue foto su Endu.pix!
Rivivi su EnduPix le emozioni della tua gara attraverso le foto scattate da “Racephoto.it”.
Caricando un selfie sulla piattaforma con riconoscimento facciale EnduPix, in pochi secondi troverai tutte le tue foto che ti ritraggono.
NEWS
LE MURA
La prima fase della costruzione delle mura di Verona inizia in età romana, età in cui viene definita la pianta della città, con strade poste a reticolo tipicamente romane e la costruzione di forti mura. La città prende così vita in un’ansa dell’Adige e sotto il colle di San Pietro, lì dove già da secoli si poteva attraversare il fiume e rimanere protetti sulla cima delle alture circostanti.
Le mura romane del I secolo a.C. che semplicemente chiudevano l’ansa dell’Adige a sud dei colli, iniziarono quindi a definire la città nella sua espansione e dimensione, in parallelo all’esistenza del fiume.
A causa della pressione delle scorrerie dei popoli germanici fu necessario entrare in una seconda fase di costruzione, edificando velocemente una nuova cortina muraria, più alta, ampliando il tracciato fino ad includere l’Arena, composta da una stratificazione caotica di materiali imposta dalla ristrettezza dei tempi e forse anche dei fondi a disposizione.
Con Teodorico, sovrano del primo vero regno romano-barbarico, Verona vide la costruzione di terme, portici e palazzi; rinnovò l’acquedotto e circondò la città di nuove mura per renderla degna capitale del suo regno. Conclusasi l’era di Teodorico, Verona fu occupata dai Bizantini e successivamente a lungo dai Longobardi.
Successivamente, nel periodo compreso tra XI e XII secolo, vengono a costituirsi i cosiddetti muri novi, posti a valle delle ormai inutilizzabili mura romano-barbariche. Questa nuova linea difensiva, forse realizzata su un tracciato già di epoca romana, costituisce un canale di collegamento tra i lati est ed ovest dell’ansa del fiume proprio al limite di una zona di esondazione ancora oggi percepibile nei dislivelli della città in prossimità di Castelvecchio.
L’uso del laterizio assieme alla pietra, sia essa il ciottolo di fiume o la pietra a spacco, dimostrano l’esistenza sul territorio di raffinate conoscenze medievali e un interesse per le opere che va oltre la mera funzione, ma rientra a pieno diritto nell’ambito architettonico.
Alle soglie dell’avvento della signoria scaligera, Verona si caratterizza per la marcata presenza di torri e fortilizi, sia dei palazzi pubblici e delle famiglie più nobili e ricche ma anche i campanili delle numerose chiese.
L’avvento degli Scaligeri apre un nuovo capitolo della città, che in forte espansione urbana, necessita di un nuovo recinto murario, tale da spostare il limite della città di oltre 500 metri rispetto al precedente.
Nel 1325 Verona è uno dei sistemi fortificati più grandi d’Europa.
Le mura ancora oggi si estendono dalla destra dell’Adige, in prossimità di San Zeno, per arrivare alla Torre della Santissima Trinità, nei pressi dell’attuale Ponte San Francesco, mentre alla sinistra del fiume esse vanno ad includere l’intero crinale delle colline a nord-est della città, disegnando così quell’inedito profilo che ancora la rendono inconfondibile.
L’intervento scaligero porta così ad assorbire in forma conclusa di città tutti gli antichi quartieri extraurbani, come quello di San Zeno.
Dal 1406 al 1409 la Serenissima procedette al ripristino della cinta muraria scaligera e al completamento del Castel San Felice, opera lasciata incompiuta dai Visconti. Fu però solo nel 1517 che i veneziani, tornati in possesso della città, iniziarono una revisione totale del sistema difensivo. Verona diviene per la Repubblica di Venezia una città baluardo, avendo un ruolo decisivo per l’intero territorio veneto.
Con l’avvento in guerra delle artiglierie si procede a modificare la struttura del sistema difensivo attraverso l’introduzione prima di bastioni circolari, poi poligonali, bassi e possenti, in sostituzione alle alte mura merlate medievali di Cangrande e del Calzaro.
Nel 1530 Michele San Micheli, architetto veronese, arricchisce la città di Mura e Porte, che divengono un chiaro esempio di rapporto tra vita civile e necessità militari.
Le mura, in parte ancora presenti nel loro stato originario nonostante le demolizioni napoleoniche, e soprattutto le Porte, segnano non solo un progresso della storia dell’architettura in relazione al continuo dialogo con l’antico ma anche, per la città, una vera e propria nuova configurazione urbanistica.
All’apertura del nuovo secolo, dopo la pace di Luneville del 1801, sia il settore austriaco di Verona, a sinistra dell’Adige, sia il settore francese, a destra, sono interessati da ipotesi di riassetto urbano; è in questo contesto che viene alla luce una delle figure di spicco del panorama architettonico veronese: il celebre architetto veronese Bartolomeo Giuliari.
Egli avrà un ruolo di spicco nella salvaguardia del patrimonio storico della città, nonché nella proposizione di idee progettuali. Fu lui ad esempio che nel 1801 fece rilevare la cinta urbana cinquecentesca di Sanmicheli, a destra dell’Adige, di cui l’amministrazione francese aveva già decretato lo smantellamento.
Dopo il Congresso di Vienna del 1814, la città, è di nuovo sotto il dominio austriaco, ma è provata ed impoverita dalle razzie delle truppe napoleoniche.
Nel 1833 l’Impero austriaco decreta il restauro delle fortificazioni di Verona, assegnando l’incarico all’ingegnere tedesco Franz von Scholl. La cinta veneziana non venne demolita ma conservata, rafforzata e integrata di nuovi elementi. Ai piedi dei terrapieni rimasti dopo la demolizione dei bastioni veneziani voluta dai francesi furono realizzati bassi muri “alla Carnot”, tipiche murature difensive costituite da solide e spesse mura, mentre la linea di difesa dell’artiglieria fu spostata e costituita da anelli di fortezze a distanze regolari.